di Alessia Zucchelli
"Disconnect" viene presentato
come un docu-film sulle conseguenze che l'avvento di internet e del
web 2.0 hanno avuto nella vita di tutti noi; la serata rientra in una
serie di iniziative che il Comitato Genitori di un Istituto Superiore
e l'Istituto stesso stanno portando avanti sul tema Web e nuove
generazioni.
Mi guardo intorno, in sala sono
presenti ragazzi, genitori, insegnanti; recupero un paio di
recensioni, da cui colgo che il film non presenta un punto di vista
proprio positivo della tematica. Sono comunque molto incuriosita per
approfondire la mia riflessione su educazione e web e soprattutto
interessata ad esplorare gli immaginari che vengono proposti: quali
contenuti e significati le agenzie educative divulgano a famiglie e
ragazzi?
Si abbassano le luci,vengo catapultata
in tre storie che da subito sento vive, dense: una famiglia sul
lastrico economico, un paio di cyberbulli che finalmente trovano una
vittima succulenta, una giornalista che cerca lo scoop nel mondo
della prostituzione giovanile..storie tutte accumunate dall'essere
cadute nella trappola del web..
..Che dire? Una tragedia! Il film si
rivela un concentrato di situazioni catastrofiche e di vite spezzate
proprio nell'incontro con internet 2.0: i social, le chat. Non solo i
ragazzi ma -attenzione- gli adulti stessi finiscono -loro malgrado-
nella trappola della rete, subendo conseguenze davvero
catastrofiche.. a mio avviso, lasciatemelo dire, in maniera un pò
ingenua.
Nel ruolo sicuro e tranquillo di
spettatrice attendo che compaiano briciole di buon senso, barlumi di
ragionevolezza..ma rimango quasi a bocca asciutta.
La sensazione che sento è di distacco
ed estraniamento: una coppia sul lastrico per la clonatura della
carta di credito, una famiglia distrutta per il suidcidio del figlio
a seguito di atti di bullismo, una giornalista che tenta la scalata
al successo intervistando un minore che si prostituisce online, il
tutto condito da suspence e fiato sospeso, come neanche la migliore
tradizione Horror.
Per carità, tutti fatti verosimili..ma
così inanellati e farciti di ingenuità a me risultano poco
credibili: davvero qualcuno pensa ancora che il web sia solo una
didascalica catastrofe?
A un certo punto il ragazzo seduto
vicino a me e che spesso durante il film estrae lo smartphone dalla
tasca, chiede alla madre di andarsene:
"è triste..è brutto, voglio
andare a casa"
..queste parole mi
rincuorano..cominciavo a stare davvero scomoda nella poltroncina e
ora so che qualcuno condivide questo stato d'animo. Alle parole del
ragazzo capisco però che non si tratta dell'inquietudine che il film
trasmette, come accade per lui, ma piuttosto del timore di essere
sola -come spettatrice- nel sentirmi contrariata.
Ora, io non ho potuto chiedere ai
ragazzi in sala che cosa si siano portati a casa da questa visione,
ma la richiesta rivolta dal mio vicino alla madre mi è sembrata sana
e rivelatoria..
Come possiamo non vergognarci di
mostrare ai ragazzi un simile concentrato di catastrofi e di mancanza
di buon senso adulto? Perchè, davvero, gli adulti rappresentati nel
film non paiono semplicemente "umani", ma rasentano la
sprovvedutezza.
Come possiamo da adulti identificarci
in questi personaggi, tanto da decidere di mostrarli sul grande
schermo ai ragazzi?
E ancora, come possiamo pensare che
terrorizzare le nuove generazioni in questo modo -didascalico
peraltro- possa davvero tornare utile affinchè prendano
consapevolezza e affrontino i rischi (reali, per carità!) che la
vita -e non il web in sè- ci riserva?
Come possiamo pensare di
sensibilizzarli mostrando loro l'atto più estremo che si possa
compiere: togliersi la vita? Quanti dei ragazzi in sala si saranno
identificati col giovane protagonista suicida? Ma ancor prima,
sensibilizzare coincide con spaventare?
Quando ci accorgeremo che stiamo
vomitando addosso ai ragazzi tutte le nostre paure e il nostro
bisogno di contenerle? Perchè non ci rendiamo conto che in questo
modo risultiamo poco credibili e che se i ragazzi avranno il buon
cuore di sforzarsi di crederci, un giorno potrebbero pensare di aver
perso il loro tempo? Perchè la realtà che vivono è ben distante da
come univocamente e paternalisticamente gliela dipingiamo!
Perchè non riusciamo a capire che il
nostro ruolo non è quello di rinchiudere, censurare, dare voce ai
nostri timori, ma quello di condividere la voglia di vivere, il
bisogno di fare esperienze, di essere positivi dei ragazzi,
camminando con loro e aiutandoli ad esplorare un mondo nuovo con
senso critico per evitare le derive, oltre che accoglierli quando si
fanno male?
Per chiudere la serata un professore
dell'Istituto Comprensivo porta le sue riflessioni sul tema tecnica e
tecnologia..(non ci crederete, ma ho deciso di andare fino in
fondo!)..professore di filosofia, citando Francis Bacone -facendogli
dire che la Tecnica 'nasce' per risolvere problemi ma ne causa poi
ben altri- riesuma il mito di Dedalo
che, inventore, costruisce una macchina-toro per soddisfare le
pulsioni sessuali di Pasifae e ciò che ne deriva è il Minotauro,
minaccia per la città e i suoi giovani; e ancora, non soddisfatto,
ricorda il mito della Caverna di Platone per dare un monito: non
dobbiamo farci ingannare, la realtà è ben altro!
Peccato che il professore si sia
dimenticato che la sua voce poteva essere ascoltata dal pubblico
grazie ad un microfono e che senza la tecnologia cinematografica, che
ha permesso la produzione e la diffusione del film, le sue
riflessioni non avrebbe potuto non solo condividerle, ma
probabilmente nemmeno farle!
Applausi in sala.
________________________________________________________________________________
Alessia Zucchelli esercita la professione educativa dal 2001 a fianco degli adolescenti a cui si appassiona tanto da decidere di approfondirne la riflessione e la pratica educativa nel lavoro e in una tesi in Scienze dell’Educazione su giovani e famiglie nell’età contemporanea.
Appassionata al lavoro educativo, ritiene che agire PER e CON i ragazzi sia una pratica che ogni giorno le permette di apprendere e contemporaneamente prendersi cura del futuro, in una continua sfida di cambiamento e crescita.
Interessata all’Incontro, alla Comunicazione, alla Partecipazione, pensa che il web sia oggi luogo fondamentale per sperimentare e confrontarsi su pratiche educative che prevedano la possibilità di creare legami e buone prassi innovative.
Sogna un mondo in cui educare e trasmettere, imparare e apprendere, non siano considerati ambiti separati, ma vissuti come unico processo di scambio e crescita reciproca tra giovani e adulti.
Attualmente educatrice in Centri di Aggregazione Giovanile e in progetti contro la dispersione scolastica, è iscritta alla L. M. in Scienze Pedagogiche dell’Università di Bergamo.
Nessun commento:
Posta un commento