giovedì 2 aprile 2015

BANANA: adolescente anomalo?









Martedì sera mi sono concessa un film: BANANA di Andrea Jublin (Italia, 2015) .

Film italiano sugli adolescenti ma decisamente dedicato al mondo adulto, #Banana è il soprannome di un ragazzino che nel gioco del calcio viene sempre messo a fare il portiere dai compagni, perché la palla la tira sempre fuori, ma che non rinuncia al sogno di ricercare la felicità, che lì sul campo da gioco è riuscire a fare goal.

Banana, maglietta gialla del Brasile, per questo sogno non si ferma davanti alle botte dei compagni quando immancabilmente la palla da lui calciata finisce oltre il muro e ritorna immancabilmente bucata. 

Film costellato da personaggi adolescenti che vestono panni di adulto molto comuni: il violento, quello attaccato ai soldi e col mito della macchina, la ragazza pluri-bocciata ma molto trendy e "gettonata" dai maschietti, dai quali si lascia "consumare" e che non capisce come sia possibile che Banana la voglia aiutare nello studio senza volersela portare a letto.
Film costellato anche da adulti grigi, rassegnati, senza sogni, con relazioni vuote, arcigni e cinici.
In questo mondo Banana non rinuncia al suo sogno, ovvero ricercare la felicità, come dichiara nel tema di italiano, nonostante le botte e le fregature che gli tornano indietro.

Banana dunque che adolescente è? Difficile dirlo, nel contesto della pellicola si può inquadrare, ad una prima lettura, come adolescente anomalo, impermeabile al grigio, sicuramente un sognatore..ma più che sognatore..
..Quando all'ennesima nota sul registro presa per aiutare Jessica nell'interrogazione, la professoressa di Italiano gli chiede: "ma perché lo fai? perché rischi così?",
Banana risponde di aver giurato che nel mondo non fanno tutti schifo.

Giuramento che più che speranza è una promessa, una dichiarazione di impegno e di responsabilità che scarta la logica costi-benefici/ "do ut des", in cui tutti gli altri personaggi sono invischiati, diventando inesorabilmente grigi e tristi.
Provando ad uscire da questa logica, puramente economica e quantitativa, per approdare ad una logica qualitativa, valoriale, etica, allora Banana non può che rivelarsi quale è: un eroe che lotta per i propri sogni, che non si piega ad una realtà grigia e che riesce, una goccia nel mare, a strappare un sorriso e un cambiamento nella cinica professoressa, che ritrova interesse all'ascolto e all'incontro con l'altro.

Secondo questa logica allora Banana non appare più anomalo, ma l'unico vero adolescente del film: l'unico a credere in modo autentico nell'amicizia, nell'amore, nelle promesse, nei sogni, nella relazione con le "persone speciali", mentre tutti gli altri sono adolescenti adultizzati troppo presto e, di più, imbruttiti troppo presto. Come forse spesso accade.

Allora posso dire, con la consapevolezza che oggi alcuni adolescenti sono grigi, che riesco a vedere una adolescenza ancora capace di sognare e di portare colore, anche se il colore in mezzo al grigio può risultare anomalo. 
Anomalo sì, ma rispetto a logiche a cui non voglio a cui non intendo necessariamente aderire e spero e sogno..anzi prometto..di riuscire sempre a valorizzare negli adolescenti che incontro quel po ' di Banana che riconosco in loro.

Un altro mondo è possibile come dichiara il cartellone pubblicitario che fa da sfondo alle confidenze tra Banana e Jessica.