lunedì 23 dicembre 2013

IL CASTELLO E LA PRINCIPESSA-lezione magistrale sugli apprendimenti

post di Alessia Zucchelli 

Entro trafelata alla scuola primaria, raggiungo la classe: una prima. Marmocchietti urlanti giocano, disegnano, saltano, mangiano caramelle: è il giorno di santa Lucia e la maestra mi spiega che oggi è così, un delirio..spinta probabilmente dalla possibilità di sentirsi osservata o valutata, sente subito la necessità di comunicare che la situazione, benchè poco piacevole, è sotto controllo, spingendosi a motivare uno status quo un pò illegittimo e davvero straordinario..cosa che in realtà non mi aveva particolarmente sconvolto..sì, non è certo l'immagine di classe a cui sono abituata, ma l'insieme mi suona curioso, potenzialmente creativo e avvicinandomi cercavo semplicemente di presentarmi e di avere un paio di coordinate per poter effettuare la sostituzione che ero andata a svolgere.

Dopo aver raccolto alcune informazioni, mi aggiro tra i banchi per entrare in contatto con i bambini; molti disegnano, offrendomi un facile tramite per avvicinarli: qualcuno tratteggia a matita e mi racconta cosa vuole rappresentare; qualcuno colora; un paio di bambini sono più avanti di altri, stanno già colorando lo sfondo usando i gessi della lavagna e sono così trasportati dalla cosa, come artisti all'opera, che non posso che avvicinarmi rinforzando positivamente il loro fare..appena il tempo di concludere la frase e una voce dalla cattedra intima di riportare i gessi alla lavagna perchè non si può fare..accidenti!..ho appena detto il contrario..Gli artisti non sembrano però voler raccogliere le preoccupazioni degli adulti e continuano imperterriti la loro attività.

Proseguo il giro e mi imbatto in una bambina tranquilla, che disegna a matita un castello e una principessa, in maniera ordinata e con gesto sicuro; ancora una volta mi sento di complimentarmi per il disegno eseguito nei particolari e, nel mentre, si avvicina anche la maestra che, osservata l'opera, chiede come è possibile che la principessa sia più grande del castello..io taccio, osservo ciò che accade pensando che non l' avevo proprio notato, però è vero: come ho fatto a non notarlo? Probabilmente la cosa è passata in secondo piano per via del mio interesse all'incontro con la bambina più che al piglio critico sulle opere svolte.. Non ottenendo alcuna risposta dalla bambina che la guarda senza scomporsi, la maestra insiste chiedendo retoricamente come potrebbe mai entrare una principessa così grande attraverso il portone del castello, così piccolo..come a voler far capire meglio la sua richiesta e accompagnare a comprendere l' errore.
Sollecitata per la seconda volta, la bambina guarda la maestra e, con una leggera smorfia (che rivela tra l'altro che il topolino è già passato a prendere qualche dentino), risponde serenamente che la principessa è vicina mentre il castello è lontano, per questo è più piccolo e che a fare così gliel'ha insegnato la sua mamma..lezione magistrale!

Accusato il colpo, la maestra scivola via, passando al disegno del bambino successivo, io invece mi fermo ancora un pò tra questo gruppetto di creativi e rimuginando osservo che il pensare che la bambina avesse fatto un errore è stato proprio gesto automatico e mi chiedo, un pò mortificata, come si è potuto darlo per certo..Cosa che, se è assolutamente lecito ipotizzare, non possiamo permetterci oggi di dare per scontata. Intendiamoci, non che in passato lo fosse, ma dare ancora per assodato che gli apprendimenti e gli insegnamenti avvengano in maniera lineare, univoca e unidirezionale ha il sapore di un metodo quanto meno anacronistico, di un metodo che non possiamo più permetterci di praticare.

..Tempo destrutturato questa mattina per le bambine e i bambini della prima, ma gli adulti hanno avuto una lezione magistrale.






 Alessia Zucchelli esercita la professione educativa dal 2001 a fianco degli adolescenti a cui si appassiona tanto da decidere di approfondirne la riflessione e la pratica educativa nel lavoro e in una tesi in Scienze dell’Educazione su giovani e famiglie nell’età contemporanea.
Appassionata al lavoro educativo, ritiene che agire PER e CON i ragazzi sia una pratica che ogni giorno le permette di apprendere e contemporaneamente prendersi cura del futuro, in una continua sfida di cambiamento e crescita.
Interessata all’Incontro, alla Comunicazione, alla Partecipazione, pensa che il web sia oggi luogo fondamentale per sperimentare e confrontarsi su pratiche educative che prevedano la possibilità di creare legami e buone prassi innovative.
Sogna un mondo in cui educare e trasmettere, imparare e apprendere, non siano considerati ambiti separati, ma vissuti come unico processo di scambio e crescita reciproca tra giovani e adulti.
Attualmente educatrice in Centri di Aggregazione Giovanile e in progetti contro la dispersione scolastica, è iscritta alla L. M. in Scienze Pedagogiche dell’Università di Bergamo.


lunedì 11 novembre 2013

l'educazione tracciata

In vista della seconda Assemblea generale e materiale sulla CONSULENZA PEDAGOGICA che si terrà a Milano il 16 novembre 2013, alcuni blogger che ne prenderanno parte hanno deciso di lanciare in rete un blog crossing day nel quale parleranno, in un breve post, del perché hanno scelto l'educazione come professione e di come sono entrati in contatto con il gruppo Facebook "Educatori, Consulenti pedagogici e pedagogisti"da dove tutto ha avuto inizio.

I blogger che partecipano sono:
Anna Gatti, blog "E di Educazione"
Alice Tentori, autore ospite di "E di Educazione"
Monica Cristina Massola, blog "Ponti e Derive"
Elisa Benzi, autore ospite di "Ponti e Derive"
Christian Sarno, blog "Bivio Pedagogico"
Laura Ghelli, autore ospite di "Bivio Pedagogico"
Manuela Fedeli, blog "Nessi Pedagogici"
Alessandro Curti, blog "Labirinti Pedagogici"
Vania Rigoni, blog "La bottega della pedagogista"
Sylvia Baldessari, blog "Il Piccolo Doge"



I contributi saranno condivisi sui diversi Social con #assembleagenerale e #consulenzapedagogica.
Buona lettura!





mia mamma sostiene che fin dalla materna io non facessi altro che occuparmi degli altri.

il background familiare in linea materna non vedeva grandi eccezioni: lei insegnante, 3 zii su 4 pure, due prozie anche, perfino mio nonno insegnò per qualche anno alla scuola di avviamento al lavoro. 




credo che se le sapessi leggere in qualche linea della mia mano sia segnata la parola Educazione.
alcuni educatori semiprofessionisti in adolescenza hanno calcato il segno mentre cercavo un'altra strada possibile, direzione "altrove".


da quindici anni però ci ho messo del mio: la formazione professionale nella scuola regionale per Animatori Sociali prima e per Educatori Professionali poi, il lavoro con i minori e con gli adolescenti in particolare, mi hanno fatto amare l'educazione nei versanti professionali e naturali trovando nella connessione, nel far rete, il nodo nevralgico e stimolante di ogni lavoro che convoca ognuno al suo posto, a giocarsi il proprio ruolo collegandosi agli altri. 


negli ultimi anni il dilagare del web mi ha incuriosita e, spinta inizialmente dal bisogno di comprendere le relazioni on line degli adolescenti, mi ci sono addentrata trovandomi ora ad intrecciarne di mie. la linea della mano si è fatta più netta, responsabilità della posizione delle dita sulla tastiera.
complici Monica Cristina Massola e Manuela Fedeli (conosciute nel percorso per Consulenti Pedagogici dello Studio Dedalo di Milano) l'affondo nel web mi ha portata a chiedermi costantemente quale responsabilità abbiamo noi come adulti professionisti dell'educazione nello stare in questa rete nell'intrecciare relazioni, nel contribuire ( o meno) ad una discussione, nel postare un ragionamento.


avevo però la necessità di trovare luoghi di scambio proficui tra colleghi, con i genitori, con altri professionisti.
i due gruppi che mi hanno permesso un interessante scambio sono "Attraversamenti Pedagogici" su Linkedin e "Educatori, Consulenti Pedagogici e Pedagogisti" su Facebook.
in particolare il dinamismo di quest ultimo mi hanno contagiata e coinvolta per gli scambi tematici e di opinione, per l'interesse a stressare le domande per potersene riappropriare ed apprendere un altro/nuovo/innovativo modo di fare educazione ogni giorno.
il gruppo ha dato vita alla prima #assembleagenerale sulla #consulenzapedagogica e, visto l'interessante incontro, a progettarne una nuova per il 16 novembre 2013 a Milano. 

potevo mancare??

Anna Gatti


i post che partecipano al blogcrossing sono:

Christian Sarno, "Perché lo fai, disperato ragazzo mio."
http://biviopedagogico.wordpress.com/2013/11/11/perche-lo-fai-disperato-ragazzo-mio/


Laura Ghelli, "Parole e sguardi"

http://biviopedagogico.wordpress.com/2013/11/11/parole-e-sguardi/


Monica Cristina Massola, "In spostamento, tra uno spazio e l’altro"

http://pontiandderive.wordpress.com/2013/11/11/in-spostamento-tra-uno-spazio-e-laltro/

Elisa Benzi, "Guest Post."
http://pontiandderive.wordpress.com/2013/11/11/guest-post-elisa-benzi/ 

Anna Gatti, "L'educazione tracciata.
http://edieducazione.blogspot.com/2013/11/leducazione-tracciata.html

Alice Tentori, "Lascio che le cose mi portino altrove."
http://edieducazione.blogspot.com/2013/11/lascio-che-le-cose-mi-portino-altrove.html

Alessandro Curti, "Scontrarsi con l'educazione."
http://labirintipedagogici.blogspot.com/2013/11/scontrarsi-con-leducazione.html

Manuela Fedeli "Chi l'avrebbe mai detto"
http://nessipedagogici.blogspot.com/2013/11/chi-lavrebbe-mai-detto.html

Vania Rigoni, "Blog crossing day in bottega."
http://www.bottegadellapedagogista.com/2013/11/blog-crossing-day-in-bottega.html

Sylvia Baldessari, "L'educazione è un incontro."
http://ilpiccolodoge.blogspot.com/2013/11/leducazione-e-un-incontro.html



Lascio che le cose mi portino altrove - di Alice Tentori


In vista della seconda Assemblea generale e materiale sulla CONSULENZA PEDAGOGICA che si terrà a Milano il 16 novembre 2013, alcuni blogger che ne prenderanno parte hanno deciso di lanciare in rete un blog crossing day nel quale parleranno, in un breve post, del perché hanno scelto l'educazione come professione e di come sono entrati in contatto con il gruppo Facebook "Educatori, Consulenti pedagogici e pedagogisti"da dove tutto ha avuto inizio.

I blogger che partecipano sono:
Anna Gatti, blog "E di Educazione"
Alice Tentori, autore ospite di "E di Educazione"
Monica Cristina Massola, blog "Ponti e Derive"
Elisa Benzi, autore ospite di "Ponti e Derive"
Christian Sarno, blog "Bivio Pedagogico"
Laura Ghelli, autore ospite di "Bivio Pedagogico"
Manuela Fedeli, blog "Nessi Pedagogici"
Alessandro Curti, blog "Labirinti Pedagogici"
Vania Rigoni, blog "La bottega della pedagogista"
Sylvia Baldessari, blog "Il Piccolo Doge"



I contributi saranno condivisi sui diversi Social con #assembleagenerale e #consulenzapedagogica.

Buona lettura!











La prima volta che mi è stato chiesto perché avessi scelto la professione di educatore, ero al secondo anno in Scienze dell’educazione durante degli incontri di tirocinio denominato propedeutico. Perciò, come canta Morgan, lascio che la domanda “mi porti altrove”, in un aula della Bicocca con altre studentesse davanti ad un foglio che chiede: racconta un episodio significativo che ti ha fatto capire che volevi fare l’educatore. Penso e scrivo di un film, non ricordo il titolo né ora come allora, la cui trama parla di un figlio tenuto chiuso in una specie di cantina perché disabile e di come questo mi abbia spinto ad avvicinarmi ad una professione che si occupa degli altri in difficoltà. Fin qui tutto bene, dopo tutto ognuno sceglie (più o meno consapevolmente) quale livello di “profondità” mettere nelle esercitazioni proposte. Tuttavia, intorno a me, i racconti hanno tutt’altro tenore: storie ed esperienze personali che rimandano a delle sofferenze vissute sulla propria pelle oppure accadute a persone a loro vicine. Ricordo che questo mi colpì molto e solo più tardi a contatto con la “materialità educativa “ iniziai a capirne il senso: “prendersi cura dell’altro” è anche, in un certo qual modo, “prendersi cura di sé” , o meglio, di quelle parti di sé che chiedono di trovare un modo per curar-si di e di come questo abbia necessariamente a che fare con l’ immagine di cura di ciascuno. La mia scelta di diventare educatore prende così forma da questa iniziale spinta, si fonda e confonde poi con la passione per il mestiere di educatore su cui ho costruito una specifica professionalità attraverso una pratica educativa e una formazione che potrei definire continua. Perennemente in cerca di vie, di strade che riconducono a riflessioni pedagogiche che mi portino altrove, approdo al gruppo di “Educatori, Consulenti Pedagogici e Pedagogisti”, invitata da uno degli amministratori del gruppo conosciuto in contesti formativi diversi e reali: qui invece incontro un luogo virtuale e delle professionalità pedagogiche diverse che mi permettono, attraverso stimoli continui, di poter continuare a domandare e “stressare” i fatti educativi che quotidianamente ci si trovo ad affrontare.
Insomma, nella mia scelta di essere educatore si sono giocati e si giocano diversi livelli a seconda del momento e del contesto in cui ho esercitato ed esercito il mio ruolo educativo: a volte mi sento “Gru”, altre volte le “bambine” e altre ancora i ”minions”….

http://www.youtube.com/watch?v=k6yZThxoRCE
Alice Tentori


i post che partecipano al blogcrossing sono:

Christian Sarno, "Perché lo fai, disperato ragazzo mio."
http://biviopedagogico.wordpress.com/2013/11/11/perche-lo-fai-disperato-ragazzo-mio/

Laura Ghelli, "Parole e sguardi"
http://biviopedagogico.wordpress.com/2013/11/11/parole-e-sguardi/


Monica Cristina Massola, "In spostamento, tra uno spazio e l’altro"
http://pontiandderive.wordpress.com/2013/11/11/in-spostamento-tra-uno-spazio-e-laltro/

Elisa Benzi, "Guest Post."
http://pontiandderive.wordpress.com/2013/11/11/guest-post-elisa-benzi/

Anna Gatti, "L'educazione tracciata.
http://edieducazione.blogspot.com/2013/11/leducazione-tracciata.html

Alice Tentori, "Lascio che le cose mi portino altrove."
http://edieducazione.blogspot.com/2013/11/lascio-che-le-cose-mi-portino-altrove.html

Alessandro Curti, "Scontrarsi con l'educazione."
http://labirintipedagogici.blogspot.com/2013/11/scontrarsi-con-leducazione.html

Manuela Fedeli "Chi l'avrebbe mai detto"
http://nessipedagogici.blogspot.com/2013/11/chi-lavrebbe-mai-detto.html

Vania Rigoni, "Blog crossing day in bottega."
http://www.bottegadellapedagogista.com/2013/11/blog-crossing-day-in-bottega.html

Sylvia Baldessari, "L'educazione è un incontro."
http://ilpiccolodoge.blogspot.com/2013/11/leducazione-e-un-incontro.html


giovedì 3 ottobre 2013

segni indelebili #Welcome



ci sono esperienze che lasciano segni indelebili, che mettono a nudo capacità e fatiche, abilità e disabilità individuali.
ci sono lavori che riguardano te soltanto e altri che coinvolgono molte altre persone.
ci sono momenti in cui devi tirar le fila di tutto ciò, comprendere ciò che hai imparato, ciò che lasci ad altri, ciò che ti resterà sempre dentro.
ci sono fatiche, come quella di scrivere questo post, tutte emotive.
perché, mentre sento della tragedia successa la notte scorsa a Lampedusa e delle ignobili parole espresse, non posso non fare il parallelo con un'esperienza di incontro, di meticciamento, di accoglienza e di inclusione sociale a cui ho partecipato. 

un luogo difficile per contesto sociale, una scuola di periferia del mondo, con almeno una decina di lingue che, sempre e spesso diverse, ascoltavi fuori dai cancelli. 
per tre anni il progetto Welcome ha portato la parola accoglienza in ogni gesto, in ogni frase, diventando "un profumo, un'essenza che permea tutte le discipline"1.
per tre anni ho bussato a porte, proposto sguardi, aiutato a costruire nuovi legami, coinvolto colleghi, insegnanti, genitori con la convinzione sincera che quella scuola è una scuola di eccellenza: una scuola che mostra competenza e professionalità al passo coi tempi, che ha a cuore i bambini che incontra e che accompagna a volte per molti anni, a volte per pochi mesi.

la scuola ha risposto prima resistendo, poi lasciandosi contaminare da proposte "strane", vagamente invasive che puntavano sul far entrare in contatto prima e in relazione poi, gli adulti che con quei bambini hanno quotidianamente a che fare. 
I genitori non si sono tirati indietro mai; gli insegnanti hanno imparato a fidarsi di loro, delle loro idee, della loro disponibilità a pensare di essere da supporto alla scuola "perché ci tengo, perché è la scuola di mio figlio e voglio contribuire a migliorarla"2. una dichiarazione d'amore per la scuola pubblica di cui c'è bisogno; dall'altra parte docenti che possono fare la differenza, che sanno muoversi in questa direzione.

c'è però una scommessa ora: che l'accoglienza diventi parte di un sistema che vada oltre a ciò che ogni singolo ha appreso ed imparato attraverso il progetto Welcome, diventando patrimonio collettivo della scuola e del suo territorio perché il tesoro luccicante che si è piano piano scoperto, li, proprio in un luogo dove non ci si può immaginare di trovarlo, è delicato e fragile.
le basi ci sono, le persone anche. 
bisogna non farsi imbrigliare dalle formalità non necessarie, non irrigidirsi nella burocrazia che limita la fantasia e la possibilità, bisogna aver a cuore i bambini, gli alunni e la scuola. pensando ogni giorno, in ogni sguardo, a tutta la complessità.
questo mi auguro che rimanga, questa è la vera sfida che è sul piatto.

è questo che Lunedì 7 ottobre presenterò alla IV Conferenza Europea delle Scuole che promuovono Salute per cui siamo stati selezionati.
e con me, in quel discorso, vorrei far risuonare le voci e le esperienze fatte da tutti i bambini, gli insegnanti e tutti i genitori coinvolti.



1. Maestro Ivan Taurino
2. Le parole delle mamme del Gruppo Genitori
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Il progetto Welcome è nato da una coprogettazione dell'Ex Terzo Circolo Didattico "Enzo Bontempi" di Pioltello (Mi) e dalla Cooperativa Sociale Milagro finanziato da Fondazione Cariplo. Il progetto triennale si è concluso a giugno 2013.
Il Circolo Didattico era composto da una Scuola Primaria e da una Scuola dell'Infanzia; a settembre 2013, attuando le normative regionali, le scuole sono state accorpate con altre del territorio diventando un unico grande circolo didattico.









venerdì 20 settembre 2013

il salto

 
la scuola, e non solo, hanno il dovere di insegnare le regole di convivenza, anche quelle sul web.
i ragazzi ne sono i maggiori (ne siamo proprio sicuri?) artefici e anche le vittime designate di una fatica a stare in relazioni costruttive che sul web trovano sfogo.
interessante il post di Che futuro! , molto.


forse, solo, dovremmo pensare che esistono anche altri luoghi oltre la scuola.
e in primis lo dobbiamo pensare noi come educatori che in quei servizi ci lavoriamo assumendoci la responsabilità e condividendo quella degli insegnanti.
giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, i ragazzi abitano i Centri d'Aggregazione Giovanile (CAG e similari) condividendo il loro "tempo libero" con Educatori Professionali.
forse, a differenza della scuola, essendo soggetti a gare d'appalto per la gestione dei servizi non possiamo passare indenni, lasciar correre l'evento o l'episodio, la quotidianità e la normalità distorta.
ma è possibile che sia solo il lato economico ad influenzare lo studio in materia, l'interrogarsi attorno al tema e lo sperimentare pratiche che permettano ai ragazzi di diventare maggiormente consapevoli di ciò che fanno in rete (come altrove, nella vita), la necessità di crescita professionale e culturale?
tutto per il soldo?
non so.
non credo. eppure sembra che sia cosi...

oppure la differenza la fanno le persone?
non so.
non credo. eppure...

eppure ne scrivevo oggi di ask.fm, di facebook, dei sistemi di messaggistica come whatapp: sono semplici strumenti utilizzati però sempre più frequentemente per permettere ai ragazzi di stare dietro lo schermo ed influire, negativamente, pesantemente sulle vite di un capro espiatorio, al massimo di un gruppo.

il più delle volte tutto finisce li, sul web, dov'era incominciato. o forse a noi sembra cosi.
ma quanto pesano le parole, gli insulti, le aggressioni verbali?
i social networks sono molto protettivi per gli aggressori per via dell'anonimato o del fatto che non ci si conosce necessariamente nel reale mentre sono invasivi per la vittima: tutto ciò che accade è pubblico.
dal gruppo su whatsapp alle discussioni su fb o alle risposte/domande su ask le parole arrivano dirette, senza veli, senza sguardi, nette e taglienti, magari giusto arrotondate e con un po' di spessore di un emoticon.
e i ragazzi, con quello slancio verso la vita e quella necessità di confrontarsi altrove per uscire dalla propria stanza, dalle proprie relazioni familiari, dai propri schemi, i ragazzi in cerca d'identità, sono i soggetti perfetti per entrare nel meccanismo.

cosa serve allora?
serve che dall'esterno ci sia qualcuno che sminuisca o allerti, che dia "la misura", che ponga le regole e che mostri -proteggendo- quando non le si rispettano.
concordo sul fatto che la scuola abbia un ruolo centrale: i ragazzi fino ai 16 anni hanno l'obbligo di formarsi, di andare a scuola e dunque, se un lavoro di prevenzione, azione e contrasto venisse fatto li, saremmo "a cavallo". ma così non è.
e i ragazzi invece così sono. e qui vivono. con questi social networks a disposizione, con queste poche regole con cui diventare grandi.

altre volte, sul web non finisce: è solo l'inizio per incontrarsi fisicamente. a volte per abbracciarsi, a volte per scontrarsi. e se gli abbracci non fanno clamore, le risse organizzate on line tra ragazzi della "bolobene" e della "bolofeccia" mostrano il lato oscuro di cui occuparsi. da adulti.
e da professionisti dell'educazione, certo, non ci si può non sentir coinvolti.

le mani si intrecciano, un piede ci si appoggia. un breve conto e si spicca un salto che da soli, proprio, non si può fare.
mai ho visto un ragazzo rifiutare un salto come questo, in mare.
perché loro -i ragazzi intendo- ci sono.
e noi?