venerdì 28 marzo 2014

#pedagogiaepolitica - ALL'INTERNO DELL'INFERNO - Michela Marzano

Ogni mese il gruppo Facebook "Educatori, Consulenti pedagogici e Pedagogisti" propone un tema, una riflessione educativa, alla quale partecipare con un proprio contributo scritto. Una volta raccolti, quest'ultimi vengono ospitati e divulgati dal circuito blogger di Snodi Pedagogici

Il tema del mese di marzo: pedagogia e politica.

"La cura della polis attraverso le pratiche di accudimento sociali. Una dimensione politica dell'educazione che esiste, anche se il termine politica, oggi si confonde troppo spesso con "partito" e può spaventare. Politica ed educazione, invece: due facce della stessa medaglia. Perché se le pratiche educative non diventano cura dei territori e costruzioni di reti di significati sociali, l'educazione perde in partenza la sua sfida. Un'educazione che non ha bisogno dell'aggettivo "civica" per essere sostanziata. Perché educare è già un atto civico. L'educazione tras-forma l'umanità in cittadinanza".

Un tema che va oltre le classiche figure educative e che contempla chi nella società cresce, vive e in questa vede un'occasione da lasciare come eredità alle nuove generazioni.

Inoltre, Snodi Pedagogici, tiene a precisare che il percorso dei blogging day non è casuale, ma facente parte di un progetto culturale più ampio. Quest'ultimo si sta lentamente concretizzando e appena avremo alcune conferme ne daremo l'annuncio, chiedendo a chi ha partecipato fin dal primo se è d'accordo a prendervi parte.

Buona lettura.




#pedagogiaepolitica
ALL'INTERNO DELL'INFERNO
di Michela Marzano

 “L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà – scriveva Italo Calvino. Se ce n’e uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni e che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige apprendimento continuo: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Uno degli scopi più importanti dell’educazione, se prendiamo sul serio Italo Calvino, è proprio questo: aiutare a capire il mondo che ci circonda per determinare non solo i margini di libertà d’azione che esistono, ma anche gli strumenti da adottare per cambiare le cose che non vanno all’interno dell’“inferno che abitiamo tutti i giorni”. Educare, da questo punto di vista, significa creare cultura; creare cultura significa aiutare a trovare le parole per qualificare quello che si vive; trovare le parole significa darsi forza e resistere. Ecco perché politica ed educazione sono senz’altro due facce della stessa medaglia. Soprattutto quando si crede, come me, che lo scopo della politica sia quello di creare le condizioni per costruire un vivere-insieme giusto.
Solo il pensiero critico, come ci hanno insegnato tra gli altri Adorno e Arendt, permette di fare a pezzi i pregiudizi, gli errori, i compromessi, le scuse, l’oscurantismo, i ritardi e le ingiurie. Solo il pensiero critico permette di riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno – per riprendere ancora una volta Calvino – non è inferno.
Etienne de la Boétie, l’amico del grande Montaigne, ci ha spiegato i meccanismi della servitù volontaria. Ogni essere umano, infatti, aspira alla libertà. Ma chi non ha mai conosciuto la libertà, come fa a capire che la propria condizione di schiavitù non è il frutto della necessità o della natura ma solo quello della dominazione violenta e ingiustificata altrui?
Forse è per questo che, secondo me, politica ed educazione devono andare di pari passo. Permettendo a tutte e tutti di uscire dalla servitù volontaria di cui si è spesso prigionieri. È solo così che si potrà sperare di lasciare ai nostri figli un mondo migliore in cui la giustizia, la libertà e l’uguaglianza non siano solo parole vuote, ma si traducano concretamente nella vita di tutti i giorni per permettere a chiunque di contribuire al vivere-insieme.  
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MICHELA MARZANO (Roma, 1970) ha studiato alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in Filosofia. Professore ordinario all’Université Paris Descartes, dirige una collana di saggi filosofici per le Edizioni PUF e collabora con “la Repubblica”. Dopo essere stata direttrice del Dipartimento di Scienze Sociali (SHS - Sorbona), nel febbraio 2013 è stata eletta deputato del Parlamento italiano.

È autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica. In Italia ha pubblicato, tra gli altri, Estensione del dominio della manipolazione (2009),Sii bella e stai zitta (2010), Volevo essere una farfalla (2011), Avere fiducia (2012), L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore (2013).

twitter @MichelaMarzano
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Tutti i contributi su #pedagogiaepolitica sono raccolti qui

I blog che partecipano:



sabato 22 marzo 2014

legalità/illegalità #3


un anno fa circa su un numero di Internazionale comparve una foto di una ragazza cipriota che teneva tra le mani un cartello che, tradotto in italiano suona più o meno così

SE NON CI LASCIATE SOGNARE
 NON VI FACCIAMO DORMIRE

un collega cattura la frase che diventa uno slogan utilizzato su tre comuni per un lavoro sulla legalità. l'estate, tempo perfetto per l'incontro nelle occasioni più disparate, e l'autunno, nelle scuole, hanno permesso di distribuire circa 1000 cartoline con questa scritta sopra.
dietro lo spazio per un commento, una frase, una citazione, un disegno.
un lavoro sul territorio che ha aperto porte e spunti di riflessione, incontrato sguardi, sentimenti e anche un solo cenno di "che cosa strana mi stai chiedendo?".
un incontro che a partire da molto lontano ci ha portati a parlare di legalità in tutte le sue sfumature: 

quanto è lontana questa tematica? quanto ci riguarda quotidianamente? di cosa parliamo, quando parliamo di illegalità? e quando parliamo di legalità? 

sono gli adulti quelli che non lasciano sognare i ragazzi? o sono i figli che non fanno passare notti serene ai genitori? e cosa accade allora, quando ciò accade alla controparte?

siamo partiti anche noi con la visione che la frase fosse di un/una ragazzo/a rivolto ad un adulto.
ma subito, tempo due sere, ed una mamma prende una cartolina e dice che ne prende una copia da mettere sulla porta della sua camera da letto, in modo che il figlio capisca.

AVEVO UN SOGNO NEL CASSETTO
 MA MI HANNO RUBATO IL MOBILE

è una delle frasi che raccogliamo che mostra quale livello anche di consapevolezza ci sia nella sensazione di non aver molte chance.
mi viene allora un collegamento con il post di Marco Lodoli su doppiozero
che invita ad andare oltre al consueto: le domande aperte non sono più "perchè?" ma
come? come facciamo? come ci poniamo? come insegniamo? come possiamo? come?

forse potremmo provare a collocarci in un ruolo differente.
noi adulti, certo.
noi educatori. noi pedagogisti. noi insegnanti.
noi professionisti che anche per pensare a questo e per "fare" educazione siamo pagati, la maggior parte delle volte con soldi pubblici (poco eh, sempre molto poco, ma con i soldi di tutti siam pagati. questo è chiaro)

e a partire dal giocarci un ruolo differente possiamo, forse, prospettare un futuro diverso ai ragazzi, dove si possa tornare a non lasciar dormire perchè non li si lascia sognare.
perchè qui, ora, il furto maggiore che stiamo facendo, è di non dare possibilità di sognare.

una cosa è certa:
per farli tornare a sognare, a lottare, a fare i conti con legalità, illegalità e possibilità di movimenti altri, bisogna che siano gli adulti a ripensarsi. guardando in faccia i ragazzi. ad uno ad uno. e tutti insieme.

abbiamo immaginato allora che una possibilità per lavorare sulla legalità sia uno stimolo alla partecipazione attiva. da questo è nato uno spot che ha intrecciato il lavoro con le scuole e il lavoro sul territorio, con questa riflessione abbiamo partecipato all'inaugurazione della nuova sede della Croce Bianca locale che ha sede in una casa confischiata alla mafia, con questo sguardo abbiamo creato situazioni di incontro e scambio.

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*i progetti di cui sopra sono parte del lavoro mio e dei colleghi della cooperativa Milagro nei progetti Itinera (comuni di Melzo e Liscate) e Progetto Giovani  (Pessano con Bornago).