martedì 1 novembre 2016

di metodi, di approcci e di scuola


Continuo ad appuntare post inerenti ai diversi modelli pedagogici delle scuole italiane.
perché?

la mia è un tentativo di tendere un filo rosso tra le esperienze delle tante scuole che si propongono e di cui si parla.

poi, l'altro giorno mi trovo nella scuola primaria di mio figlio alla riunione genitori. un altro mondo (e lo so bene) rispetto all'infanzia. Se già la disposizione dello spazio dice molto, la presentazione degli insegnanti sottolinea il cambio. Mi chiedo ad un certo punto perché ci stiano spiegando qual'è il loro metodo didattico così nello specifico. Mi chiedo perché secondo gli insegnanti sia importante spiegare come insegnano quello che insegnano in classe. 
Nella mia testa i collegamenti sono alle linee ministeriali, ma queste non vengono citate.

allora il dubbio che covavo in me e che stasera è emerso grazie ad una chiacchierata sotto un post con Vania Rigoni de La Bottega della Pedagogista di Firenze, diventa una domanda che trascende "il metodo" che viene scelto da quella o dall'altra insegnante.

La domanda che mi è venuta nel raccogliere tutto il materiale è: perché le scuole con un metodo definito stanno prendendo così piede? perché diventano così ambite? e perché diventa ambito avere un metodo con un nome e cognome?

Di mio mi sono data due (tentativi di) risposte:

1. è forse perché sono chiare sia a chi le deve applicare (insegnanti) sia a chi le vede di riflesso tra le pieghe dei quaderni, dei libri e dei racconti dei bambini (ovvero per i genitori)? c'è un libro che spiega il metodo, da le coordinate entro cui si muove, il pensiero pedagogico che sottende la pratica e spesso, anche una spiegazione della pratica. 
2. che sia anche fomentata da una semplificazione che aiuta gli insegnanti? L'applicazione di un metodo non richiede necessariamente di rivedere l'approccio pedagogico. Chi pensa ed "inventa" un metodo, utilizza chiavi di analisi e di progettazione pedagogica raffinate ma chi lo applica non necessariamente deve arrivare ad analisi di questo livello. Insegnare un metodo però non equivale ad insegnare un approccio, un modo di pensare all'educazione, in questo caso, nel contesto scuola. 

ma insegnare un metodo è molto più "facile" che inserire un cambiamento nel modo in cui ci si pone come insegnanti nei confronti degli alunni e del loro apprendimento. Cambiare approccio pedagogico chiede analisi, cura, sperimentazione perché i primi a cambiare devono essere gli adulti chiamati (professionalmente) a farlo. chiede di mettersi in discussione. chiede di seguire una linea, ma di capire che il confine non è relegato in una traccia, ma è un campo aperto in cui doversi strutturare, destrutturare, ristrutturare quotidianamente.

Queste due sono le risposte che ho trovato e Vania ne ha già individuata un'altra: secondo lei "è un business sociale, un modo per nascondersi dietro una base di assenza di formazione vera pedagogica - filosofica - sociologia e antropologica che dovrebbero fornire le università che formano i docenti."

Le prime due risposte hanno però due problemini secondo me, due derive diciamo noi in ambito pedagogico:
1. ogni insegnante è a se, ogni classe è a se, (esagero) ogni bambino è a se. un metodo può dare un'indicazione di un percorso, ma forzare che tutto - dall'insegnante a tutti i bambini della classe - debbano seguire la retta via e allo stesso passo, riduce qualsiasi tentativo di innovazione della scuola italiana in un atto coercitivo. e, allo stesso tempo, richiede una fatica, uno sforzo da parte del docente che mi chiedo se ne valga la pena.

2. insegnare un metodo è molto più "facile" che inserire un cambiamento nel modo in cui ci si pone come insegnanti nei confronti degli alunni e del loro apprendimento. Cambiare approccio pedagogico chiede analisi, cura, sperimentazione perché i primi a cambiare devono essere gli adulti chiamati (professionalmente) a farlo ovvero gli insegnanti. Chiede di studiare in modo approfondito qualcosa di nuovo, di mettersi in discussione. chiede di seguire una linea, ma di capire che il confine non è relegato in una traccia, ma è un campo aperto in cui doversi strutturare, destrutturare, ristrutturare quotidianamente. anche qui non una strada facile.

La risposta di Vania mi porta invece su un piano di immagine della scuola dove accaparrarsi qualche studente in più ha un suo valore perché incide sul piano economico. il problema è che se poi lo sbandiero ma non ho il personale convinto e formato sul metodo, la facciata regge poco.

altre piste da percorrere?