Ogni mese il gruppo Facebook "Educatori, Consulenti pedagogici e Pedagogisti" propone un tema, una riflessione educativa, alla quale partecipare con un proprio contributo scritto.
Una volta raccolti, quest'ultimi vengono ospitati e divulgati dal circuito blogger di Snodi Pedagogici.
Il tema del mese di febbraio: Pedagogia e Scuola
"Con l'ingresso nel circuito scolastico i bambini smettono di essere “esclusiva proprietà” delle famiglie ed entrano a pieno diritto nella società come soggetti. Subito dopo il contesto educativo per eccellenza (la famiglia) è la scuola il luogo in cui bambini e ragazzi passano la maggior parte del loro tempo.
Come e quanto viene percepito dalla scuola e dai suoi attori il ruolo educativo che viene loro chiesto? Qual è l'anello mancante nel processo insegnamento-apprendimento? Come vivono la scuola coloro che ci lavorano?”
Buona lettura.
#pedagogiaescuola
RICEVO IL LUNEDÌ
di Cristina Maggi
A settembre, come tutti gli anni, la scuola dove insegno
francese mi chiese di comunicare il mio orario di ricevimento e io scelsi il
lunedì alla quarta ora. Finora, i 60 minuti più solitari dell’intera settimana.
Non capisco. So che l’80% dei miei alunni non userà mai più una parola francese
dopo le scuole medie, ma non è questo il punto. Il confronto coi genitori mi è
necessario proprio perché ho molti alunni e poche ore da passare con ciascuna
classe: come posso sfruttare al meglio questo tempo con loro non solo come
professoressa ma soprattutto come educatrice, se non so quasi nulla di loro? La
famiglia e la scuola sono i principali sistemi educativi nella vita di un
ragazzo in età scolare, la comunicazione è indispensabile! Grazie ai colloqui
vengo a conoscenza di piccole e grandi difficoltà, potenzialità, aspirazioni,
desideri, curiosità, preferenze e soprattutto paure. Per me è importante sapere
come relazionarmi in certi casi.
Per esempio, dopo aver avuto un colloquio con la mamma di
L., ho scoperto che l’alunna è in questione è ancor più timida di quel che
immaginassi, e che l’idea di parlare una lingua straniera davanti all’intera
classe la paralizzava. D’accordo con la madre, che da qualche mese la
incoraggia (obbliga?) ad alzare la mano quando si sente pronta, per qualche
settimana ho interpellato L. solo quando era lei a volerlo. E infatti, in meno
di due mesi, L. ha acquisito sicurezza e adesso, quando la chiamo “a sorpresa”,
riesce a lasciarsi andare quel tanto che basta per parlare un francese
corretto, anche se sussurrato. Per me è un risultato enorme.
Ogni colloquio è stato un successo. L’interazione tra scuola
e famiglia rappresenta non solo un utile momento di confronto, ma anche un atto
di “legittimazione”: vedendo che i
genitori danno importanza a un docente, a tal punto da volerlo incontrare, lo
studente è portato a non sottovalutarne il ruolo e, soprattutto, si sente
scoraggiato dal raccontare bugie (o dall’omettere certe verità), che verrebbero
comunque scoperte nel corso del colloquio.
Il fatto che mi sconcerta di più è la leggerezza con cui
molti ragazzi si propongono di affrontare la scuola media: non sono disposti a
sacrificare il loro tempo libero per dedicarsi a uno studio approfondito e
costante. Spesso, interrogandoli, riesco a ricavare solo qualche informazione
rimasta impressa dopo la spiegazione in classe. Molti studenti fanno gli
esercizi a casa col libro aperto alla pagina della spiegazione senza aver prima
studiato; qualcuno cerca di studiare l’intero capitolo il giorno prima della
verifica. In questi (numerosi!) casi, l’interazione tra scuola e famiglia è
indispensabile: solo così la situazione può essere affrontata con efficacia e
trasparenza.
Collaborazione! Siamo alle prese con la generazione dello
smartphone, della banda larga, della tecnologia veloce, del tutto e subito.
Questo sicuramente apre la mente a un sacco di nuovi stimoli, ma scoraggia
davanti all’impegno e ai sacrifici per ottenere qualcosa. Come dimostra questo
dialogo tra me e A., una mia alunna, durante una verifica:
A: prof, ma questa
verifica è difficilissima, non riesco neanche a capire cosa devo fare!!!
io: hai letto la consegna?
A: no vabé non ancora, ma si vede che è
difficile, ci sono un sacco di spazi vuoti, devo scrivere tutto io!!!
Educare è faticoso, difficile, e spesso ci pone nell’odiosa
condizione di essere nei panni del cattivo che sgrida, urla, nega. Joseph Joubert, un famoso filosofo francese,
diceva che “Educare è un modo di amare”. La famiglia lo sa, che educando un
figlio compie l’atto d’amore più grande che si possa immaginare. E lo sappiamo
anche noi docenti che amiamo il nostro lavoro. Per questo apprezziamo ogni
collaborazione, ogni informazione, ogni colloquio con voi genitori. Venite a
trovarci! Io ricevo il lunedì ;-)
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Cristina Maggi, insegnante di lingue, inizia a lavorare come supplente
nel 2006, innamorandosi istantaneamente e follemente del lavoro di
professoressa. Nel frattempo continua i propri studi e si laurea in Lingue e
Letterature Europee e Panamericane all’Università degli studi di Bergamo,
specializzandosi in Lingua e Letteratura francese. In questi anni di
insegnamento ha avuto la fortuna di incontrare gli studenti più incredibili del
mondo, e grazie a loro si convince ogni giorno che questo è davvero il lavoro
che vuole fare “da grande”.
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