post di Alessia Zucchelli
Entro trafelata alla scuola primaria,
raggiungo la classe: una prima. Marmocchietti urlanti giocano,
disegnano, saltano, mangiano caramelle: è il giorno di santa Lucia e
la maestra mi spiega che oggi è così, un delirio..spinta
probabilmente dalla possibilità di sentirsi osservata o valutata,
sente subito la necessità di comunicare che la situazione, benchè
poco piacevole, è sotto controllo, spingendosi a motivare uno status
quo un pò illegittimo e davvero straordinario..cosa che in realtà
non mi aveva particolarmente sconvolto..sì, non è certo l'immagine
di classe a cui sono abituata, ma l'insieme mi suona curioso,
potenzialmente creativo e avvicinandomi cercavo semplicemente di
presentarmi e di avere un paio di coordinate per poter effettuare la
sostituzione che ero andata a svolgere.
Dopo aver raccolto alcune informazioni,
mi aggiro tra i banchi per entrare in contatto con i bambini; molti
disegnano, offrendomi un facile tramite per avvicinarli: qualcuno
tratteggia a matita e mi racconta cosa vuole rappresentare; qualcuno
colora; un paio di bambini sono più avanti di altri, stanno già
colorando lo sfondo usando i gessi della lavagna e sono così
trasportati dalla cosa, come artisti all'opera, che non posso che
avvicinarmi rinforzando positivamente il loro fare..appena il tempo
di concludere la frase e una voce dalla cattedra intima di riportare
i gessi alla lavagna perchè non si può fare..accidenti!..ho appena
detto il contrario..Gli artisti non sembrano però voler raccogliere
le preoccupazioni degli adulti e continuano imperterriti la loro
attività.
Proseguo il giro e mi imbatto in una
bambina tranquilla, che disegna a matita un castello e una
principessa, in maniera ordinata e con gesto sicuro; ancora una volta
mi sento di complimentarmi per il disegno eseguito nei particolari e,
nel mentre, si avvicina anche la maestra che, osservata l'opera,
chiede come è possibile che la principessa sia più grande del
castello..io taccio, osservo ciò che accade pensando che non l'
avevo proprio notato, però è vero: come ho fatto a non notarlo?
Probabilmente la cosa è passata in secondo piano per via del mio
interesse all'incontro con la bambina più che al piglio critico
sulle opere svolte.. Non ottenendo alcuna risposta dalla bambina che
la guarda senza scomporsi, la maestra insiste chiedendo retoricamente
come potrebbe mai entrare una principessa così grande attraverso il
portone del castello, così piccolo..come a voler far capire meglio
la sua richiesta e accompagnare a comprendere l' errore.
Sollecitata per la seconda volta, la
bambina guarda la maestra e, con una leggera smorfia (che rivela tra
l'altro che il topolino è già passato a prendere qualche dentino),
risponde serenamente che la principessa è vicina mentre il castello
è lontano, per questo è più piccolo e che a fare così gliel'ha
insegnato la sua mamma..lezione magistrale!
Accusato il colpo, la maestra scivola
via, passando al disegno del bambino successivo, io invece mi fermo
ancora un pò tra questo gruppetto di creativi e rimuginando osservo
che il pensare che la bambina avesse fatto un errore è stato proprio
gesto automatico e mi chiedo, un pò mortificata, come si è potuto
darlo per certo..Cosa che, se è assolutamente lecito ipotizzare, non
possiamo permetterci oggi di dare per scontata. Intendiamoci, non che
in passato lo fosse, ma dare ancora per assodato che gli
apprendimenti e gli insegnamenti avvengano in maniera lineare,
univoca e unidirezionale ha il sapore di un metodo quanto meno
anacronistico, di un metodo che non possiamo più permetterci di
praticare.
..Tempo destrutturato questa mattina
per le bambine e i bambini della prima, ma gli adulti hanno avuto una
lezione magistrale.
Alessia Zucchelli esercita la professione educativa dal 2001 a fianco
degli adolescenti a cui si appassiona tanto da decidere di
approfondirne la riflessione e la pratica educativa nel lavoro e in
una tesi in Scienze dell’Educazione su giovani e famiglie nell’età
contemporanea.
Appassionata
al lavoro educativo, ritiene che agire PER e CON i ragazzi sia una
pratica che ogni giorno le permette di apprendere e
contemporaneamente prendersi cura del futuro, in una continua sfida
di cambiamento e crescita.
Interessata all’Incontro, alla Comunicazione, alla Partecipazione,
pensa che il web sia oggi luogo fondamentale per sperimentare e
confrontarsi su pratiche educative che prevedano la possibilità di
creare legami e buone prassi innovative.
Sogna
un mondo in cui educare e trasmettere, imparare e apprendere, non
siano considerati ambiti separati, ma vissuti come unico processo di
scambio e crescita reciproca tra giovani e adulti.
Attualmente
educatrice in Centri di Aggregazione Giovanile e in progetti contro
la dispersione scolastica, è iscritta alla L. M. in Scienze
Pedagogiche dell’Università di Bergamo.
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