lunedì 12 maggio 2014

#educazionEamore - Amare l'incontro

Il tema del mese di maggio lanciato da Snodi Pedagogici  è #educazionEamore

"L’educazione all’amore come dimensione particolare dell’incontro (umano e tra esseri viventi), alla sessualità, all’affettività, alla passione, intesa non solo come eros ma più etimologicamente come provare un forte “sentire” per qualcosa o qualcuno.
Come educare e come educarsi all'amore, in tutte le sue sfaccettature..."

Buona lettura.







#educazionEamore 
Amare l’incontro per incontrare l’Amore.
di Emanuele Driol
Credo di avere un problema. Credo di essere un ninfomane relazionale e vorrei fare l’amore con tutti quelli che incontro: maschi, femmine, alti e bassi, grassi o magri, neri, gialli, verdi, cattolici, mussulmani, ebrei, valdesi… Vi dirò, più sono diversi da me e più la cosa mi intriga. Posso sperimentare nuovi approcci, nuove tecniche di seduzione, nuove esperienze; sempre spinto dall’amore verso l’altro, con la volontà di conoscerlo, imparare e insegnare. E’ grave? Sono un perverso? Io non credo. 
Vedo grandi similitudini tra l’incontro e il fare l’amore; bisogna saper ascoltare sé stessi e l’altro per poter decidere di comune accordo tempi, ritmi e intensità del rapporto. Per capire quando  iniziare e quando è giusto finire senza risultare molesti o, peggio ancora, violenti. A me, ad esempio, non piacciono gli incontri banali, quegli scambi di battute sul tempo fatti in ascensore o in quei luoghi dove “non si può proprio evitare” altrimenti sembri maleducato. Perché costringermi ad incontrarti? Perché non si può fare a meno? Se pensate alla metafora fatta prima, in cui paragonavo l’incontro al fare l’amore, questa costrizione a cosa potrei paragonarla? Ad una violenza sessuale? Oppure ad una “sveltina”? Come quando si dice si abbia solo voglio di “svuotare” i propri genitali, in ascensore si ha solo voglia di dare fiato alla bocca? 
Non so e non credo neanche sia questo il problema perché ognuno, in fondo, ha il suo modo di amare e di incontrare l’altro. L’importante è che sia una metodologia condivisa e non imposta, perché allora sì che diventa violenza e porta con sé un vissuto di rifiuto verso la relazione e verso l’ascolto. Il rischio è quello di trasformarci sempre di più in stupratori relazionali seriali, che girano per la città alla ricerca di vittime per soddisfare i propri bisogni con macchiavellica intenzionalità. Pronti a sfruttare il proprio ruolo, specie se di potere, o qualsiasi cosa possa portare a compimento il proprio bisogno di eiaculare parole a vanvera e poco importa se chi sta dall’altra parte non si diverte o non prova piacere. Queste modalità mi parlano di persone che incontrano l’altro per relazionarsi al proprio bisogno, che dopo uno scambio relazionale si fumano una sigaretta e abbandonano la scena lasciandola più vuota di quando l’hanno attraversata.  
Dopo ogni incontro, a me piace pensare di lasciare qualcosa che sia in grado di compensare, almeno in parte, quello che ho preso o mi è stato dato: perché l’amore alla fine è uno scambio! Di fluidi se parliamo di sessualità, di significati se parliamo di relazione; in entrambi i casi ci deve essere la volontà di condividere un’esperienza per renderla educativa e quindi capace di creare cultura intorno all’amore. Bisogna avere coraggio, rischiare anche di soffrire; solo con questa spinta si può aspirare a raggiungere l’orgasmo relazionale, altrimenti siamo condannati ad accontentarci di rapporti occasionali all’interno dei quali perderci. La paura, infatti, porta a nascondersi nell’ombra aspettando il momento opportuno per la caccia alla vittima più debole. 
“..Innamoratevi!Dilapidate la gioia, sperperate l’allegria. Siate tristi e taciturni con l’esuberanza. Fate soffiare in faccia alla gente la felicità.Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici. Siate felici. E come si fa ad essere felici? Dovete patire, stare male, soffrire.Non abbiate paura a soffrire. Tutto il mondo soffre…” 
(R.Benigni – dal film “La tigre e la neve”)


Il rischio della sofferenza dona importanza e valore all’amore stesso, non bisogna aver paura dell’incontro. L’incontro non si pensa, l’incontro è come l’amore: si fa! Se si deve fare male, però, meglio evitare altrimenti almeno uno dei partecipanti potrebbe restare deluso. E se quell’uno fossi tu? 





EMANUELE DRIOL
 Quasi 36 anni spesi ad osservare il mondo e le sue genti, convinto dell'importanza dell'interazione umana come strumento di crescita,  tanto da farne il mio lavoro. Insomma: mi occupo di Educazione, come professionista e come uomo, perché mi piace e perché credo serva.



Tutti i contributi verranno divulgati dai blogger di Snodi Pedagogici, condivisi e commentati sui diversi social e raccolti in questo link (link del bd dal sito di Snodi pedagogici)
I blog che partecipano:



I blogging day fanno parte di un progetto culturale organizzato e promosso da Snodi Pedagogici.
Questo avrà termine con l'estate 2014 e sfocerà in un'antologia dei contributi che verrà pubblicata sotto forma di ebook

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