venerdì 22 febbraio 2013

stare sicuri

sono giorni che mi risuona in mente tra le letture sparse su carta e web un pensiero costante:
i bambini hanno, a stime di rinomati centri di ricerca, pochissima possibilità di andare da soli ovunque. anche il cortile per chi ce l'ha non è un luogo dove i bambini (ovviamente mediamente) possono stare da soli. o meglio: non li si lascia da soli. figurarsi a mandarli a scuola o a comperare il pane, in biblioteca o magari il temperino. anche se si abita in un paese, anche se l'avventura potrebbe essere circoscritta in 500 metri, i genitori (o un adulto per essi) accompagnano i bambini.

capita invece poi che, come ho già a lungo discusso sul web e non solo, i bambini, cresciuti di qualche anno, vengano lasciati assolutamente liberi (o in totale incuranza) dai genitori nello sperimentare il web.

chiaro è che le macchine e la dis-educazione stradale fanno una porca paura, ma allora perchè la protezione cade, si annulla, nel momento in cui i ragazzi entrano nel web? perchè li sono lasciati soli a girare, trovare strade, cercare percorsi inediti, a sperimentarsi??

la percezione che i genitori hanno secondo me del web è di un terreno poco pericoloso (finchè non vi si inciampa). o meglio ancora, se lo si chiede (fatto!) a persone che il web lo usano, emergono preoccupazioni molto centrate sulla capacità di riuscire a preoccupare il proprio figlio dell'esposizione che stanno avendo nel navigare, nel mostrarsi, nel dire sul web. ma gli altri? i dati danno questo come risultato (e anche alcune risposte dirette): loro - i ragazzi- sono i competenti dunque cosa gli possiamo dire? come se la compenteza tecnica mandasse a pallino tutte le domande fondamentali per la crescita.

un aspetto che non avrei colto però se non avessi letto un paio di articoli appunto sulla poca possibilità di movimento in autonomia dei bambini, è effettivamente che ai ragazzi mancano si gli adulti mentre hanno si una grande capacità tecnica di comunicazione digitale, ma che questa è la prima esperienza di autonomia, la prima uscita senza i genitori.


forse vale la pena battersi perchè il pedibus non sia solo una striscia per terra ma che diventi un'attenzione comune, che ci siano delle indicazioni sulle scelte urbanistiche dei paesi e delle città che tengano conto di DOVER dare la possibilità ai bambini di muoversi in sicurezza per permettere loro di sperimentare l'andare in autonomia da casa a... perchè muoversi da soli tra i 7/10 anni permette di imparare ad avere attenzione a cosa ti sta attorno, a cosa succede, a chi incontro, a quello che mi dicono, a chi devo salutare, a quel pezzetto di qualcosa luccicante interessante che trovo per strada e che magari è una pietra preziosa o un vetro tagliente. fare esperienze dirette, concrete e fisiche aiuta tutta la persona, tutto il bambino ad apprendere quali sono i rischi, quali i segnali a cui stare attenti, quali campanellini suonano nel mondo e come tenere alte le antenne dell'attenzione ma anche a godersi il viaggio, l'esperienza, gli incontri casuali, il riuscirci, il non perdersi, il perdersi e ritrovar la via o imparare a chiedere a chi si incontra dove si deve andare.

anche se da domani i bambini potessero fare tutto ciò, gli adulti non sarebbero esonerati dal sedersi accanto al proprio figlio adolescente che sta smanettando porgendogli le suddette domande fondamentali: a cosa serve, come lo usi, cosa comporta, cosa succede, che distanza c'è tra le socializzazioni (ma anche le informazioni) digitali e quelle fisiche, concrete, toccabili con mano....

ma forse cambierebbe sia per i ragazzi che per i genitori. non sarebbe la prima volta.




immagine: www.zonecreative.it

6 commenti:

  1. Il mio parere è che i genitori si sentono inadeguati e non vogliono ammetterlo, pensano di perdere autorità nel controllare i figli senza disporre delle necessarie qualità tecniche, quindi, preferiscono far finta di fidarsi dei figli, mantenendo un atteggiamento di distacco. Altri, in modo quasi tirannico, non conoscendo il mezzo si limitano a vietarne l'utilizzo incondizionatamente.
    La realtà è che la società sta cambiando ed i genitori dovrebbero avere l'umiltà di mettersi in gioco, a rischio di apparire ignoranti o un po' goffi ed accompagnare alla scoperta del mondo virtuale i propri pargoli, dotati sì di attitudine, ma carenti di abitudine. In questo modo l'esperienza potrebbe risultare vicendevolmente costruttiva.
    La parte riguardante la prima esperienza in autonomia è geniale, fa riflettere, ma quanto è difficile da attuare!

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  2. forse continuiamo a dirci che il problema è che i genitori devono fare i genitori. al di là della complessità del vivere, al di là del web, anche per le strade, anche nelle scelte politiche (giusto per essere contestuale con le elezioni di oggi e domani).
    e non è per nulla facile.
    ma questo non lo direi mai: a qualsiasi età (del figlio) fare il genitore non è per nulla semplice.
    è per questo che si scrive si legge e si ragiona, o no? perché non è per nulla semplice.
    e contemporaneamente è fondamentale per i figli...no?

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    1. È fondamentale anche per i genitori, o pensiamo di aver già imparato tutto? L'educazione dei figli comporta una crescita personale come uomo, marito e genitore ed a questo concorrono tutti gli elementi in gioco. Forse il ruolo di mamma e papà oggi è quello di aiutare i figli ad affrontare una società mutevole e sconosciuta con un bagaglio d'esperienza maggiore, ma anche quello di farsi aiutare dall'attitudine dei ragazzi ad occupare un posto più rilevante nel tecnomondo.

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  3. Ciao Anna, le tue preoccupazioni e riflessioni sono giuste. Una volta si diceva di stare attenti agli strani. Ora non è cambiato nulla. Gli estranei sono anche nel web. Parlare, comunicare, senza paranoie credo sia la chiave di una buona educazione. Bambini piccoli, bisogna proteggerli con filtri, ragazzi piu grandi? Non servono i filtri, riusciranno a scavalcarli comunque. Ma di cosa esattamente abbiamo paura, che i nostri figli incontrino l'uomo nero?

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  4. eh sì, bisognerebbe camminare sempre "dall'altro lato della strada", in pratica seguire, ma con rispetto!
    Barbara

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  5. seguire o indicare la strada? io preferisco la seconda, imparando da adulti a gestirsi l'ansia che procura...

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