la domanda da cui sono partita è: che rischi vediamo da adulti e da professionisti nelle socializzazioni on line dei ragazzi?
ho provato a far girare la domanda sui social che utilizzo e nei gruppi di professionisti (fb: Educatori, Consulenti Pedagogici e Pedagogisti; linkedin: Attraversamenti Pedagogici) quello che emerge è che la preoccupazione che "loro" (i giovani, ndr)
ne sanno più di "noi" da un punto di vista tecnico ci mette
tendenzialmente in scacco.
questo fatto ci ammutolisce, ci toglie le parole di bocca.
io credo, e lo dicevo qualche settimana fa in una discussioni di Attraversamenti Pedagogici su Linkedin che chi professionalmente
si occupa e incontra i ragazzi non può prescindere dal fare "click", da sperimentare la rete.
ma
c'è una differenza e una difficoltà altissima: da una parte fare click
per se stessi, per comprendere quali regole di comportamento e quali
possibilità la rete offre, dall'altra fare click con i ragazzi (non
intendo solo la sedia accanto e lo stesso pc su cui lavorare...ma anche a
distanza, provare a stare nei loro contesti, comprendendo quali
utilizzi ne fanno, in che modo, con che finalità, ecc)
la prima opzione (usare la rete per se stessi) permette di comprendere
funzionamenti, possibilità, rischi dello strumento in sè, del web come
mezzo, come canale.
la seconda opzione (con loro) permette di comprendere i rischi e le
possibilità che un ragazzo/a incontra o può incontrare e può permettere a
mio avviso, un accompagnamento alla navigazione, dove loro sono i
maestri strumentali e dove tocca a noi porre le domande difficili: a
cosa serve, come lo usi, cosa comporta, cosa succede, che distanza c'è
tra le socializzazioni (ma anche le informazioni) digitali e quelle
fisiche, concrete, toccabili con mano, ovvero sviluppare un senso
critico.
la
domanda allora è se i ragazzi sono strumentalmente più competenti di
noi nell'utilizzo del mezzo, noi siamo più competenti di loro (i
ragazzi) nell'articolare le domande di cui sopra? e riusciamo a farlo on
line??
quest'ultima
domanda rimane per lo più sospesa: è possibile? e se si, chi lo sta
facendo? chi si sta occupando di ciò? o vogliamo lasciare i ragazzi in
questa posizione da soli? vogliamo prenderci questa responsabilità?
non so voi, ma io no.
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